Una cattiva postura può causare disturbi che possono rivelarsi importanti, specie con il passare degli anni, ed essere fonte di differenti patologie.
Oggi genitori e pediatri sono particolarmente attenti alla postura dei bambini fin da quando sono piccoli; è infatti più semplice correggere le cattive abitudini in un bambino piuttosto che in un adulto. Le posizioni che noi assumiamo, è quindi la nostra postura, dipende da un complicato insieme di fattori neurologici, biomeccanici, relazionali ed emotivi. Si tratta del risultato fra l’interazione continua fra cervello, organi sensoriali e stato emotivo. La corretta postura è caratterizzata dall’assenza di tensioni muscolari e da corretti rapporti fra i vari segmenti del corpo; viceversa una postura scorretta presenta alterazioni della tensione muscolare, articolare e fasciale determinando asimmetrie quando ci si muove, che causano adattamenti di tutta la struttura scheletrica e muscolare.
Occorre fare un distinguo fondamentale fra situazioni patologiche non da sovraccarico (non a caso, lo studio della postura è tanto più utile quanto più grave è il problema) e situazioni di sovraccarico.
Per scendere nel pratico, parliamo, per esempio, di postura e attività sportiva. Alcune discipline (come l’osteopatia) danno una notevole importanza alla postura del soggetto sportivo, sia per quanto riguarda la ricerca della prestazione, ma soprattutto per quanto concerne la cura e la prevenzione di infortuni; prendiamo, per esempio, il caso di un soggetto praticante la corsa. Nel runner è ormai certo che la stragrande maggioranza degli infortuni dipende da un sovraccarico quantitativo o qualitativo.
Nelle situazione di sovraccarico la correzione della postura (per esempio per aumentare la distanza critica) è solo una strategia ottimistica. Correggere una postura in uno sportivo adulto solo per minimizzare la probabilità di infortunio è il più delle volte inutile o addirittura dannoso.
Infatti il discorso regge in linea teorica per un bambino mentre per un adulto rischia di essere devastante. Per la teoria dell’adattamento, se si fanno correre tutte le persone nello stesso modo si rischiano danni evidenti. In altri termini, se per anni il runner si è adattato a gestire un carico X sul proprio corpo, può ridistribuirlo meglio, ma resta X. Vuol dire che, se scarica la schiena, magari è più caricato il ginocchio. Morale, il ginocchio, che non era abituato a quel carico, fa crac.
E’ necessario cioè capire cosa vuol dire applicare un carico a una struttura. Chi pensa di risolvere il problema si illude che basti scaricare la parte più sollecitata, dimenticando che lo scarico va a finire come carico da qualche altra parte. Poiché ognuno di noi è molto diverso morfologicamente.